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Francia, continuano gli scontri.

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La tensione è alta in Francia. Sono ormai trascorse oltre cinque notti di scontri e guerriglia urbana, sparse in tutte le città della nazione. La causa? L’uccisione da parte di un poliziotto trentottenne di un ragazzo di diciassette anni, Nahel, che aveva rifiutato di mostrare i documenti dopo essere stato fermato in auto dai poliziotti e avere tentato di fuggire. Il momento è stato ripreso in video e diffuso in rete, diventando virale, proprio come era accaduto negli Stati Uniti con l’omicidio di George Floyd con un’evidente violazione dei diritti umani in base alla razza che aveva scatenato violente rivolte. Il poliziotto che ha ucciso Nahel è stato identificato con il nome di Florian e si trova ora in arresto con l’accusa di omicidio volontario per avere sparato al torace del ragazzo nel momento in cui egli aveva cercato di fuggire, agendo contrariamente al comune buonsenso della polizia che, in casi simili, richiederebbe di sparare semplicemente alle ruote del veicolo. Attraverso il suo avvocato difensore, l’agente Florian ha dichiarato di essere distrutto e di avere compreso la misura di ciò che ha fatto solo dopo avere visto il filmato. In fin dei conti, poco o nulla possono valere le scuse del poliziotto quando un ragazzo ancora minorenne ha perso la vita. Nahel era un cittadino arabo, membro della banlieue di Nanterre, città alla periferia di Parigi, e lavorava come fattorino presso una famosa catena di fast food. Viveva con la madre, che ora chiede ad alta voce giustizia: la stessa giustizia invocata sui cartelloni di coloro che stanno protestando e stanno prendendo parte alle rivolte. Giustizia e vendetta, ecco cosa si chiede, tra le strade messe a ferro e fuoco di molte città, le auto incendiate e le migliaia di arresti – oltre milleseicento in due notti. L’omicidio di Nahel è stato percepito come un atto di odio razziale e ha scosso in profondità le coscienze dei cittadini, delle periferie e non solo. La risposta del governo è stata il dispiegamento di circa quarantamila uomini delle forze armate su tutto il territorio nazionale e la richiesta da parte dell’estrema destra di imporre lo stato di emergenza. Il presidente della repubblica Emmanuel Macron, che ha pubblicato un tweet chiedendo rispetto per la morte di Nahel, ha convocato una riunione di emergenza all’Eliseo prevista per domenica 2 luglio. Proprio il presidente della repubblica Macron è al centro di forti polemiche, dopo essere stato ripreso mentre ballava con la moglie Brigitte al concerto di Elton John la sera del 26 giugno, seconda serata di violenta guerriglia urbana – comportamento certamente poco consono mentre la Francia intera era già in piena crisi e, ovviamente, ulteriore miccia che può contribuire ad accendere un fuoco incontrollabile.
Non è la prima volta che la Francia si trova a fronteggiare insurrezioni di tale portata: è già successo nel ’68 e nel 2005. Le ribellioni si sono protratte per tre settimane nel 2005, estendendosi a macchia d’olio, esattamente come sta accadendo al giorno d’oggi. Una caratteristica è comune a questi tre momenti storici: le banlieue sono sempre state protagoniste, chiedendo giustizia e chiedendo di essere ascoltate.

Sandra Spoto

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